#09 – A cui tutto deve venire.

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Una stanza – per colui che ne condivide la storia – è piena di senso, ha persino un volto. Il volto asettico dell’ospedale, calandoci nella storia di Paul, sorride rassicurante al primo spiraglio tra le palpebre del nostro nuovo amico malato. Le luci sono ancora spente e il sole filtra senza bussare, rendendo la stanza ancora più silenziosa. Quando all’improvviso entra Mr.Bale, per le prime visite del mattino, la sensazione è quella di aver fatto camminare un bambino con le scarpe sporche di fango su un parquet appena lucidato. Un’iniezione di qualsiasi essere organico microscopico in una stanza appena disinfettata. Ad Albert l’immobilità degli oggetti e dell’amico fanno un effetto strano, è come essere fuori da una palla di vetro – Le palle di vetro di neve finta, quelle che quando vengono scosse inscenano una nevicata – è come se tutto il mondo al di là delle finestre fosse stato scosso da qualcuno e si stesse muovendo, e dentro la stanza Albert si sente spettatore immobile dello spettacolo.

 Quando andiamo a pescare sul molo?”, chiede Paul sorridendo all’improvviso.

 Ehi, sei sveglio allora…il molo l’hanno distrutto l’altro giorno per motivi di sicurezza.”.

 Vabbè, andiamo in barca!”, dice Paul mentre aprendo le mani e scuotendo il filo della flebo.

 Ma soffro il mal di mare!”, Albert china il capo sconsolato.

“Da riva?”

 Non si prende nulla”.

 A questo punto Paul si alza con forze che ha trovato chissà dove: “Certo che sei bravo a dare speranze e gioia alla gente eh?”.

 Scusa, ricostruiremo il molo assieme”, dice Mr.Bale mentre si siede accanto al letto dell’amico.

 Appena si siede capisce che non sa bene come comportarsi, se chiedere all’amico dell’incidente, o capire cosa dicono i medici. Se ci fossero brutte notizie non sarebbe una bella domanda. Tuttavia l’amico Paul sta bene, ha sofferto ma neanche troppo e ora è stabile dopo l’operazione e qualche giornata un po’ tesa. Una sola questione irrisolta pesa sulla sua testa e su quella degli amici, se sia in grado o meno di tornare a camminare. Non è una questione da poco, certo. Ma il fatto che comunque sia cosciente è già qualcosa per cui rasserenarsi.

 Albert si era preparato un discorso che ora è stato spazzato via dal gocciolio del liquido nella boccia della flebo. Gioire sarebbe inopportuno ma indispensabile. Come non gioire con un amico che ha appena rischiato di non risvegliarsi mai più? Come sorridere con lui sapendo che forse non camminerà? In tutto questo Paul sembra un polo di serenità mentre tutti al di fuori sono comprensibilmente costruiti e titubanti, il loro pensiero è un cammino ad occhi bendati.

 Ma non parliamo di me! Parlano già i medici di me, tutto il giorno. Raccontami cosa c’è fuori!”, dice Paul mentre appoggia il braccio su quello di Albert.

 Bah, le solite cose. Non è successo nulla in questi giorni…hanno abbattuto il molo. L’altra notizia da raccontare è il tuo incidente. Ci hai fatto prendere un bello spavento eh!”.

 Si ma stai tranquillo, solo i sogni uccidono certe persone.”, Paul nel dire questa frase scandisce bene le parole, per darne peso nella stanza dove tutto rimbomba. E dopo qualche secondo di silenzio, di fronte alla faccia interrogativa di Mr.Bale, riprende: “Solo i sogni uccidono certe persone, e io sono tra quelle. Non credo che morirò in un incidente, mi ucciderà qualcosa di più grande: un sogno, di notte, mentre dormo”.

Beh è una buona visione!”, dice Albert cercando di trovare parole dopo un discorso come quello.

 Non ho mai avuto paura della morte, solo ora sono spaventato da questa storia delle gambe”, annuisce sconsolato Paul.

 Mr.Bale allora si risveglia, ricordando che era venuto in quella stanza con un discorso in testa. Parlare a qualcuno che è il soggetto di tutti i discorsi che gli ronzano intorno è sempre difficile, le tue parole rischiano di confondersi tra il flusso di tutto quel che arriva alle sue orecchie e la banale tattica di Mr.Bale è quella di cercare di spiegare che se anche dovesse succedere il peggio, la sua vita non sarà una tragedia. Solo dicono che stare seduti molto faccia male alla salute, ma dicono anche che andare a correre faccia bene ma l’auto che ha preso Paul non la considerano mai le persone che dicono le cose per cui si dice che le persone “dicono”. Tra il titubante discorso di Albert soltanto una frase attrae l’attenzione di Paul.

“…e poi potresti avere una posizione privilegiata, a te tutto dovrà venire”.

 Questa frase è tua?”, chiede Paul sospettoso.

 No no, l’ha detta qualche poeta o qualcuno di famoso, Rilke credo, o Ruskin o giù di lì non ricordo bene”, ammette Mr.Bale.

 Certo è bella, anche se triste non trovi?”.

 Forse, pensa tra sé Albert che sembra più che sconsolato. E come spesso accade, il malato è più positivo e sorridente di chi gli sta intorno e si fa prendere da quel che ha sempre sentito dire essere una tragedia senza riuscire a guardare effettivamente cosa stia accadendo, senza cogliere che tuttavia della serenità c’è. Ora la mano di Paul sulla grossa spalla di Mr.Bale sembra aver invertito i ruoli, come se Albert fosse ammalato di non-essere-stato-all’altezza-della-situazione, che poi è la malattia di cui tutti noi ci ammaliamo.

 Per riuscire a consolarlo Paul spiega come sia felice che questa sua condizione sia data da qualcosa di meccanico, lui uomo di grande manualità, non avrebbe mai accettato di dover rinunciare alle gambe per qualche malattia, per qualcosa di invisibile. Invece, come ripete sempre, aver fatto “croc” è qualcosa che lo rincuora, il suo corpo funziona ed è sempre funzionato bene, ha avuto un duro scontro con il mondo, uno scontro fisico di corpo contro corpo ma non è stato vittima di qualche microscopica infame condanna.

Mr. Bale, da chimico, accetta in silenzio questa spiegazione, e pensa a come combinare tra loro le parole nel modo migliore per rincuorare l’amico. Sul momento non gli viene molto.

 Vuoi veramente aiutarmi? Guarda, non c’è bisogno di molto, non mi servono parole, forse sarò in carrozzina e fine. Sarà dura muovermi avrò bisogno di qualcuno ma basta, non c’è altro da dire. Il resto verrà nel tempo, ma è questione mia.”, dice Paul ad Albert che si sta alzando per andarsene.

 Certo, ma se dovessi aver bisogno di parlare…”, viene interrotto Mr.Bale.

“Non ho bisogno di parole!” grida divertito Paul. “Se vuoi aiutarmi davvero va in palestra, che un’eventuale carrozzina avrà bisogno di qualcuno che la spinga, qualcuno di forte! Mi servono muscoli non discorsi”.

E da questo punto di vista, l’omone Albert Bale, non ha problemi. Se a parlare nel momento del bisogno si sente in crisi, di certo ha tutti i muscoli necessari per alzare il piccolo Paul e portarlo ovunque egli voglia. Dopo essersi salutati Mr.Bale esce e lungo il corridoio, asettico, sorride pensando che per fortuna divina non dovrà fare nessuno sforzo fisico in abbonamento trimestrale per aiutare l’amico.

 Ha già ogni attributo necessario per rendersi utile, senza bisogno di parole , a lui tutto è già venuto.